INKTOBER – 2024
Considerazione generale:
Nel 2024 ho partecipato per la prima volta all’Inktober, dopo aver rimandato per un paio d’anni. Questa sfida di disegno, ideata da Jake Parker, propone ogni anno, nel mese di ottobre, una lista di 31 parole pensate per ispirare quotidianamente gli artisti nella creazione di una nuova illustrazione.
In questa pagina ho raccolto tutti i disegni che ho realizzato per la sfida.


2 – Inutile dire che mi sono sbizzarrita con i trattini.

3- Non mi dispiace l’idea, sono sicura che ora farei di meglio con il tratteggio, seppur rimanga una tecnica per me abbastanza difficile da fare con il pennino, specialmente se mi ostino ad utilizzare una punta arrugginita risalente agli anni 50.

4 – Questo è uno di quei disegni che, a un certo punto, ti spingono a riflettere profondamente. Ti chiedi il perché di tutto, e soprattutto perché hai dato inizio alla tortura in cui il disegno si è trasformato: tanti piccoli particolari da realizzare. Detto ciò, il risultato finale mi soddisfa abbastanza. Tornando al discorso del pennino, ho imparato che è importante usare una carta adatta; altrimenti la punta, scorrendo sul foglio, porta via anche un po’ di carta, costringendoti a pulirla spesso per mantenere un tratto preciso.

5 – Mi piace l’idea, è in questa occasione che ho cominciato a notare dei miglioramenti nelle figure umane che trasferivo dalla mente al foglio. Il braccio disteso del bimbo a destra è anche in una prospettiva relativamente decente.




9 – Sono ancora molto orgogliosa di questo disegno, nonostante l’idea sia piuttosto semplice. In quel periodo stavo leggendo “Il Corvo” di James O’Barr, uno dei miei fumetti preferiti, e ciò che ho apprezzato di più dei suoi disegni è il tratteggio. Perciò, decisi di sperimentare questa tecnica. Mi dedicai con impegno alla sua realizzazione e credo che il tratteggio funzioni abbastanza bene.





14 – Diversamente dagli altri che ho commentato, questo disegno non mi soddisfa. Mi spiego: avevo un’idea precisa in mente, ma sulla carta è venuto fuori tutt’altro. Volevo rappresentare un samurai errante, un vagabondo (roam = vagare), ispirandomi alla figura di Musashi Miyamoto, di cui ho letto diversi libri, tra cui “Musashi” di Eiji Yoshikawa e il manga “Vagabond” di Takehiko Inoue. Forse, verso la fine, rendendomi conto che la mia idea su carta non funzionava, ho mollato la presa senza provare a migliorarla.
Tra l’altro, non ho neanche usato solo l’inchiostro, la tonalità dello sfondo è data dal caffè diluito… breve lezione di vita: mai bersi un caffè e posare la tazzina vicino al disegno.

















